La storia della nostra produzione vinicola ha origini antiche, legate alla casa colonica ed alla cultura tipica della zona Pievigina degli inizi del secolo scorso.
La casa, che padroneggia e custodisce i nostri vigneti, venne costruita in tre momenti diversi allo scopo di ospitare i lavoratori del terreno, comunemente definiti mezzadri, dipendenti dei conti Brandolini.
Questi ultimi erano i proprietari terrieri di origine veneziana che, insieme ai conti Sammartini, possedevano l’intera zona di Pieve di Soligo.
La casa, quindi, sorse come rifugio di gente povera che veniva pagata con una parte del prodotto coltivato, solitamente la più scadente, mentre la parte migliore del prodotto veniva riservata ai proprietari.
La storia del fabbricato trae quindi origine da queste consuetudini di utilizzare la manovalanza del luogo per permettere alle popolazioni locali di avere di che vivere con l’agricoltura, all’epoca unico mezzo di sostentamento presente in quella zona.
In origine la casa era adibita a stalla e ricovero degli attrezzi agricoli.
Successivamente, intorno al 1600-1700 circa, venne costruita la seconda parte del fabbricato, attualmente quella centrale.
Infine, l’ultima parte risale all’inizio del 1900 ed è la parte dove venne realizzata la grande cucina, per poter ospitare più personale possibile, necessario alla lavorazione dei campi.
In questa casa, infatti, vivevano oltre 40 persone, i coloni, che con le loro rispettive famiglie utilizzavano la casa per viverci e per lavorare la terra circostante.
Sempre all’interno dell’abitazione, esiste ancor oggi la cantina, posta a nord del fabbricato in posizione strategica per mantenere la giusta umidità e temperatura, necessarie alla migliore conservazione del vino e degli altri alimenti.
La vecchia cantina (con le antiche botti di rovere di slavonia) è stata mantenuta come era in origine, proprio a ricordo delle antiche tradizioni della vinificazione.
Alla metà degli anni ‘60 i conti Brandolini cedettero il fabbricato alla famiglia di Toni Benetton, scultore del ferro battuto, il quale ha arricchito il fabbricato con le proprie opere, uniche nel loro genere, attualmente presenti ed utilizzate all’interno della casa.
La coltivazione del baco da seta era effettuata mediante l’allocazione dei bruchi su graticole dove venivano date loro da mangiare le foglie di gelso finemente tagliuzzate.
La seta veniva poi venduta alle locali filande (primo esempio di industria locale).
Infatti, nel cortile antistante l’abitazione sono stati piantati, ed attualmente sono ancora presenti alcuni gelsi.
Per poter filare e creare il bozzolo, al baco serviva una temperatura piuttosto elevata, intorno ai 30 °C.
Questo è il motivo per cui è stata costruita una potente stufa (tutt’ora posizionata nella grande cucina) tale da poter raggiungere la temperatura necessaria.
Durante l’estate, periodo maggiormente fertile per la produzione della seta, tutti gli abitanti della casa erano costretti a soggiornare all’aperto per evitare la calura, necessaria invece al baco da seta per la filatura.
Nel 1977 il nostro avo Luigi Bazzo acquistò la proprietà mantenendone inalterato l’aspetto che la caratterizzava: un fabbricato rurale abitato dalla gente che svolgeva le proprie mansioni nei campi.
Da qui il desiderio degli eredi, il figlio Michele e le nipoti Alessia e Martina, di mantenere un costante ricordo del proprio caro e della cultura innata di questa tenuta; la volontà di proseguire la produzione di un vino fatto secondo lo spirito della tradizione dei nostri luoghi.
Da ciò deriva un prodotto sano che rispecchia le vere caratteristiche dell’abitazione e della tradizione ultracentenaria, mantenuta all’interno di questa grande casa colonica.
È per questo, dunque, che abbiamo deciso di concentrarci nella produzione esclusiva del Conegliano Valdobbiadene D.O.C.G. Brut, per dare un segno di costanza e rispetto dei tempi, adeguandoci in questo modo alle richieste del mercato.